La Ragnatela Safab sugli appalti pubblici

fonte: Antimafia Duemila

di Enzo Angelini – 7 dicembre 2010
“Non mi è mai capitata una cosa simile nella carriera di giudice”. Parole dell’ex magistrato Giovanni Losavio, 47 anni di carriera conclusi alla Corte di Cassazione, nonché ex presidente di Italia Nostra (autorevole Onlus che si occupa della difesa del patrimonio artistico e naturale del nostro Paese da oltre 50 anni. www.italianostra.org ndr.). La meraviglia riguarda l’ordinanza sospensione lavori e ripristino dei luoghi emessa dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Lazio… …il 5 maggio scorso al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale Carabinieri di Roma e stazione di Antrodoco, che riposa in qualche cassetto, mentre lo scempio prosegue a danni dell’Abbazia di SS.Quirico e Giulitta in quel di Micigliano (Ri) e delle Gole del Velino che, sulle carte della Regione Lazio risulta area super tutelata.
Basterebbe ciò a farne notizia di rilievo ove si aggiunga che la ditta beneficiata, Safab Spa v. Antartide 7 Roma, a novembre 2009 ha avuto un’ostativa antimafia dalla Prefettura di Roma e la stazione appaltante Anas, disconoscendola, ha deciso di non rescindere i contratti ed ha chiuso gli occhi su una serie di anomalie in almeno due cantieri. Nel reatino, con la mancata corresponsione delle somme dovute alle ditte appaltatrici che non hanno pagato gli stipendi ai lavoratori per diversi mesi e, di conseguenza, l’irregolarità dei Durc (documento unico regolarità contributiva), più la manomissione dell’alveo Fiume Velino senza preventiva autorizzazione da parte della Provincia di Rieti. Nell’aquilano, in merito all’arresto nell’agosto 2009 del direttore tecnico d’impresa Luigi Masciotta che non ha potuto più svolgere il suo lavoro. Si sommi “l’atto aggiuntivo contrattuale” Anas che, dopo una serie di valzer societari iniziati a gennaio in concomitanza dei ricorsi al Tar e Consiglio di Stato Lazio e terminati a maggio 2010, ha consegnato gli appalti alla nuova Safab Spa controllata dall’ex manager Michele De Capoa. Ce n’è d’avanzo per chi volesse occuparsene ma, quasi a spiegare l’inerzia su questo colosso degli appalti pubblici, dalla Sicilia vengono ulteriori conferme sui rapporti avuti con alti esponenti di mafia e politica locale. Si tratta dell’operazione “Iblis” del 3 novembre scorso condotta dal Dda della Procura della Repubblica di Catania ed indagini del Ros dei Carabinieri: 50 arresti che hanno riguardato mafiosi, amministratori ed imprenditori con accuse che vanno dall’omicidio, alla distruzione di cadavere, estorsione, intestazioni fittizie di beni e altri delitti aggravati da finalità mafiose.
Il vertice di cosa nostra nel catanese. Tra i fermati, secondo gli investigatori, sarebbe tramite con la Safab e figura di rilievo il geologo incensurato Giovanni Barbagallo, “strumento a disposizione del boss Aiello” (reggente della cosca etnea), nonché “militante di spicco dell’Mpa” (militanza smentita dall’Mpa nda.) dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo (deputato nazionale e governatore siciliano nda.). Giovanni Barbagallo si sarebbe interessato a la “messa a posto” di appalti Safab per lavori alla base Nato di Sigonella ed all’inceneritore di Bellolampo (appalto aggiudicato quando Toto Cuffaro era governatore nda.) facendo cerniera tra gli Aiello – Santapaola di Catania ed i Lo Piccolo di Palermo, capi bastone dei rispettivi mandamenti. E si era costituita una “fabbriceria elettorale”. L’anno scorso, dagli inquirenti palermitani furono ritenuti “significativi” i rapporti intercorsi tra Safab e presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti (Udc), Saverio Romano deputato Udc (ora transfuga filo berlusconiano nda.) ed il governatore Raffaele Lombardo. Rapporti che non avevano rilevanza penale, confermati dai primi due politici per motivi professionali (Saverio Romano era stato legale dei fratelli Masciotta nda.) e sconfessati dal governatore siculo. L’operazione Iblis quindi sembra apportare ulteriori riscontri alle dichiarazioni del Gip P.Giorgio Morosini in seguito agli arresti per corruzione il 4 agosto scorso a Palermo, di tre membri del cda Safab: i fratelli Luigi e Fernando Masciotta e l’ad. Paolo Ciarrocca. Il magistrato palermitano parlò di un disegno, molto più di un impresa rampante, che mirava in alto per creare: “un comitato di affari che, nella mente dei suoi ideatori, doveva comprendere non solo imprenditori, pubblici funzionari e liberi professionisti, ma anche esponenti mafiosi e politici di alto livello regionale”, con una logica d’impresa che: “considera normale comprare il parere di pubblici ufficiali”. Fatti inquietanti, anche perché la Safab affittò un appartamento in v. d’Amelio dieci giorni prima l’esplosione che uccise il giudice Borsellino e la sua scorta (in merito fu ascoltato l’ex ad. Paolo Ciarrocca nel tribunale di Caltanissetta nda.). Ma la Safab con i suoi innumerevoli appalti pubblici (tutt’ora in corso) non operava solo nell’isola, ma in tutta Italia e nel caso più eclatante, nel cantiere reatino, non c’é stato fin’ora alcun provvedimento.

Come si sdogana una ditta inquisita
Da sottolineare alcuni singolari episodi. Nel cantiere Safab di Rocca di Cambio (Aq), il 14/11/09 era avvenuta una perquisizione interforze Carabinieri – Guardia di Finanza disposta dalla Prefettura dell’Aquila ai sensi del “pacchetto sicurezza” ed il 25/11/09 la Prefettura di Roma ha emesso diniego antimafia alla società. Nel bel mezzo di tutto ciò, il 21/11/09 all’inaugurazione dei lavori alla galleria di Serralunga partecipavano in pompa magna: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta ed, all’epoca, alla Protezione Civile Guido Bertolaso, il Ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, il presidente Anas Pietro Ciucci, il presidente abruzzese Gianni Chiodi, della provincia Stefania Pezzopane, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e del comune di Rocca di Cambio Antonio Pace ed altri. Evidentemente, nessuna delle autorità presenti era informata sugli arresti estivi di due terzi del cda Safab, né della precedente perquisizione della Prefettura dell’Aquila, né dell’imminente ostativa antimafia di quella di Roma. Oppure, si parva licet, la Safab appartiene alla categoria degli“intoccabili”.

Vasta rete di corruttele?
L’interrogazione parlamentare a risposta scritta posta dai senatori PD Della Seta e Ferrante il 20 aprile 2010 ai Ministri dell’Interno, dei Beni ed Attività Culturali, delle Infrastrutture – Trasporti e dell’Ambiente, ripresa il 27 aprile alla Camera dai deputati PD: Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Turco, ipotizza: “una vasta rete di corruttele”. E questo pare essere l’unico filo che lega il tutto: pareri inverosimili, omissioni di atti dovuti, controlli mancati, progetti gonfiati ad hoc, cortine fumogene verso l’informazione. E le immancabili coperture politiche.

L’intera inchiesta sul caso Safab curata da Enzo Angelini è pubblicata sul numero cartaceo di
ANTIMAFIADuemila nelle edicole della Sicilia e nelle librerie a partire dal 20 dicembre e nelle settimane successive. La versione pdf è invece acquistabile sin da subito al seguante link: abbonamenti.antimafiaduemila.com

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