Acqua pubblica, oltre il milione di firme


Sta andando a gonfie vele la campagna di raccolta firme per il referendum “l’Acqua non si vende”, iniziata il 24 aprile in tutta Italia. Dopo poco più di due mesi ha già raccolto 1 milione di firme, superando di 250.000 unità l’obiettivo finale che il Comitato Promotore si era preposto all’avvio. .
Si tratta di un risultato importantissimo, una mobilitazione imponente che dimostra un fatto ben preciso: tantissimi italiani non vogliono che l’acqua diventi una merce. Con entusiasmo hanno accolto l’iniziativa del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, delle tante realtà che hanno aderito e la possibilità di poterlo dire attraverso una delle poche forme di democrazia dal basso rimaste: il referendum abrogativo.
Finita la campagna, le firme dovranno essere certificate dagli uffici elettorali, dopodiché verranno inviate alla Corte di Cassazione e infine il tutto passerà al vaglio della Corte Costituzionale. Solo a questo punto sapremo se i tre quesiti referendari saranno ammessi o no. Se il responso sarà positivo, come tutti ci auguriamo, si potrebbe andare al voto già nella primavera del 2011. A quel punto il comitato promotore dovrà lavorare molto sull’informazione, facendo capire al resto degli italiani l’importanza di votare SI a questo referendum e contrapponendosi alle voci falsamente rassicuranti che già adesso si stanno levando dal Ministro Ronchi e dal Ministero dell’Ambiente, per il quale è falso che il Governo stia privatizzando l’acqua (1).
Se tutto dovesse andar bene e il SI vincesse, verrebbero abrogate le norme che negli ultimi anni hanno portato alla graduale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia. Verrebbe abrogato l’articolo 23 bis della legge 133 del 2008, che mette definitivamente sul mercato la gestione dell’acqua, verrebbe abrogato l’articolo 150 del decreto legislativo n.152 del 2006, per il quale le uniche forme societarie possibili per l’affidamento del servizio pubblico integrato sono le società di capitali e infine verrebbe eliminata la norma grazie alla quale i gestori del servizio idrico hanno diritto alla remunerazione del capitale investito, caricando sulla bolletta del cittadino un 7% che va appunto a totale beneficio del gestore. Il risultato dell’abrogazione di questi articoli sarebbe la “riattivazione” dell’articolo 114 del decreto legislativo 267 del 2000, che era stato superato dalle ultime norme, il quale prevede il ricorso a enti di diritto pubblico per la gestione del servizio idrico. Già questa sarebbe una grande vittoria, ma la battaglia per portare l’acqua nelle mani dei cittadini non sarebbe ancora conclusa.
Il passaggio successivo dovrebbe essere quello di favorire la definizione di un governo pubblico virtuoso e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua.
Nel 2007 il Forum dei Movimenti per l’Acqua (lo stesso che sta portando avanti la campagna referendaria) aveva raccolto oltre 400 mila firme per una legge di iniziativa popolare che, fra i vari punti, proponeva proprio questo passaggio fondamentale. Quella legge giace alla Camera da tre anni senza che venga presa in considerazione, ma dopo il referendum si potrebbe creare la condizione per la sua discussione. In quella proposta di legge veniva inserito anche un altro elemento molto importante che teniamo a sottolineare: la tutela della risorsa idrica e degli ambienti ad essa connessi.
Il fatto che l’acqua diventi fonte di guadagno e profitto per aziende private, comporta infatti automaticamente dei rischi per l’integrità delle falde acquifere e degli ecosistemi a loro connessi .
Un’azienda privata che dalla vendita dell’acqua deve trarre profitto, sarà certamente poco interessata al fatto che vengano rispettati gli equilibri di un acquifero e gli ecosistemi che vivono in prossimità di sorgenti e corsi d’acqua. La tutela dell’ambiente costa e la prima preoccupazione di un privato è abbattere i costi di gestione. Eppure le falde idriche e gli ecosistemi a loro connessi sono sistemi complessi, con un loro preciso equilibrio che va rispettato. Questo punto è affrontato dalla legge di iniziativa popolare sopra citata, precisamente all’articolo 3
Ci aspettano dunque molti mesi di impegno ancora, per far si che la battaglia per salvare l’acqua dalle grinfie del mercato sia una battaglia vinta.

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