

L’Eni è in pole position per aggiudicarsi il contratto relativo allo sfruttamento del giacimento petrolifero di Nassiriya. Un campo petrolifero che, secondo le stime del ministero del petrolio iracheno, vanta riserve per circa 4,4 miliardi di barili, con un potenziale di produzione di almeno 300.000 barili al giorno. Una stima, quest’ultima, nettamente al di sotto della valutazione dell’amministratore delegato del gruppo petrolifero italiano, Paolo Scaroni, secondo il quale potrebbe raggiungere il milione di barili.
La conferma indiretta del prossimo buon esito della gara è venuta dal ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola, partito oggi per Bagdad. Scajola, in un’intervista al Giornale ha preannunciato che durante la sua permanenza in Iraq firmerà “un accordo che ci permetterà di avere in Italia un’altissima percentuale del petrolio estratto” in quel Paese. Un’intesa a livello governativo che potrebbe preludere alla prossima sigla del contratto anche da parte dell’Eni.
La scorsa settimana il ministero iracheno del petrolio aveva annunciato che il governo avrebbe finito di esaminare le offerte presentate dalle compagnie entro febbraio, per decidere a marzo a chi assegnare il contratto. In corsa per il giacimento di Nassiriya, nel sud dell’Iraq, nella provincia di Dhi Qar, sono solo tre compagnie petrolifere. Oltre all’ENI ci sono la giapponese Nippon Oil, e la spagnola Repsol. Si tratta di uno dei molti giacimenti iracheni già scoperti ma non ancora sfruttati.
L’amministratore delegato Paolo Scaroni, ospite di “Domenica in”, ha ribadito di nutrire “l’ambizione che l’Eni sara’ la prima compagnia internazionale che sbarca” in Iraq. “Mi auguro – ha detto – che questo avvenga nei prossimi mesi. La nuova frontiera che vogliamoaprire e’ l’Iraq. Un po’ la nuova mecca del petrolio”.
Il ministro ricorda che “siamo il secondo importatore di petrolio iracheno dopo gli Stati Uniti e le nostre imprese hanno gia’ siglato contratti nel settore delle perforazioni petrolifere, delle infrastrutture e della fornitura di trattori e altri grandi veicoli per un miliardo di cui quelli già esecutivi valgono 600 milioni”. L’Iraq, spiega ancora Scajola, “è il nostro terzo fornitore con una quota del 10-15%”.
“L’obiettivo è aumentare la partecipazione italiana alla ricostruzione dell’Iraq”, aggiunge dalle pagine del Corriere della Sera il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, spiega in un’intervista al Corriere della Sera, il motivo della sua visita odierna a Bagdad. Scajola sottolinea come in seguito alle recenti elezioni amministrative il Paese stia procedendo “verso la normalita’”. “Confidiamo di essere sempre piu’ coinvolti in grandi progetti – aggiunge – come il porto di Al Faw, da 4 miliardi di dollari, di cui alcune imprese italiane hanno già realizzato una parte della progettazione”.