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Violenta Repressione delle forze armate nell’Amazzonia Peruviana

Venerdì 05 Giugno 2009 18:04 A Sud

Tra i dieci e i venti i morti causati dalla dura repressione del levantamiento (sollevamento) indigeno nell’Amazzonia del Perù. Le autorità indigene e le organizzazioni sociali chiedono che si intraprenda un giudizio internazionale contro il governo di Alan García Pérez per la criminalizzazione dei movimenti sociali e le reiterate violazioni di diritti umani.
Il governo aprista di Alan García Pérez ha dato il via ad una brutale repressione nell’Amazzonia Peruviana, scattata all’alba di oggi. Le informazioni sono confuse, non ci sono cifre ufficiali, ma le fonti parlano di un numero di morti che varia tra dieci e venti.
E’ il tragico saldo degli scontri tra la DINOES – Direzione Nazionale di Operazioni Speciali, e gli indigeni di Bagua durante l’operazione iniziata alle 5.30 di questa mattina. L’ospedale di Bagua ha chiuso le porte perchè non può più ricevere feriti, gli infermieri e i medici della zona si stanno occupando di prestare i primi soccorsi ai feriti sprovvisti di assicurazione medica.

Il presidente del Comitato di Lotta Provinciale di Condorcanqui, Santiago Manuig Valera, è deceduto dopo essere stato ferito con armi da fuoco. Anche sette agenti di polizia hanno perso la vita nella zona.

Da due mesi le popolazioni indigene del Perù portano avanti una mobilitazione pacifica per chiedere l’abrogazione dei decreti legge emanati dal governo in violazione dei diritti umani e a favore della distruzione di ampie zone di foresta amazzonica. La legge sull’acqua, la legge forestale e altri provvedimenti che legittimano la repressione e la persecuzione di qualunque forma di protesta sociale sono al centro delle proteste, assieme alla contrarietà della popolazione alla sigla del TLC con gli Stati Uniti.

Secondo i portavoce dei movimenti indigeni del Perù “È la risposta del regime a 56 giorni di lotta pacifica indigena e di cosiddetti dialoghi e negoziazioni con il governo che finiscono come sempre con il rumore delle pallottole e la brutalità, le stesse di più di 500 anni di oppressione”.

“Oggi più che mai è urgente – si legge nel comunicato della CAOI, Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene – compiere quanto emerso dal IV Vertice Continentale dei Popoli  e Nazionalità Indigene dell’Abya Yala, tenutasi dal 27 al 31 maggio nella città di Puno, in Perù, cioè esprimere solidarietà ai popoli amazzonici peruviani, realizzando sit-in e proteste davanti alle ambasciate del Perù in tutti i paesi fino a che non si detenga l’uso della forza e non sia definitivamente fermato il bagno di sangue in Perù.”

La repressione è arrivata dopo che il Congresso della Repubblica, con un atto palesemente provocatorio, secondo quanto emerge dal comunicato, ha deciso di posticipare nuovamente il dibattito relativo alla deroga dei decreti legislativi preparatori per la firma del TLC con gli Usa, decreti che facilitano la penetrazione delle imprese nei territori amazzonici e indigeni. La notizia dello spostamento del dibattito è arrivata proprio mentre numerose unità di forze armate raggiungevano i territori amazzonici di Bague.

Le organizzazioni indigene invitano la società civile di tutti i paesi a spedire lettere e denunce al governo peruviano, al Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Popoli Indigeni, ai Premi Nóbel per la Pace, alle organizzazioni internazionali come Amnesty e Survival, alla Commissione Interamericana per i Diritti umani, all’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Accordo 169), affinché mandino immediatamente missioni di monitoraggio in Perù, pronunciandosi per fermare la repressione e garantire il rispetto dei diritti dei popoli indigeni.

Anche le Nazioni Unite sono chiamate a verificare la situazione nelle regioni coinvolte dalla repressione e a mettere in atto misure volte a garantire, tra gli altri, il diritto alla vita e alla protesta sociale.

Oggi pomeriggio alle 17 a Lima, praticamente tutte le organizzazioni del movimento sociale peruviano, articolate nel Fronte Comunitario per la Vita e la Sovranità, si sono date appuntamento per una mobilitazione in solidarietà con le lotte dei popoli amazzonici e per denunciare la condotta criminale del governo. La manifestazione partirà da Piazza di Francia.

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Amazzonia, che macello!

dalla rete NoInc (Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero)

Amazzonia, che macello!

Guarda il video:  http://t.contactlab.it/c/2000836/115/599339/399

Cari cyberattivisti,

Lunedì scorso abbiamo pubblicato l´inchiesta scandalo “Amazzonia, che macello!”. Dopo tre anni di indagine sotto copertura, abbiamo scoperto che le scarpe Geox, Adidas, Timberland e Clarks, i divani di pelle Chateaux d´Ax e Ikea, le scatolette di carne Simmenthal e Montana possono avere un´impronta devastante sull´ultimo polmone del mondo.

La foresta amazzonica, infatti, viene distrutta per far spazio agli allevamenti illegali di bovini. E la carne e la pelle che ne derivano contaminano le filiere internazionali dell´alimentare, dell´arredamento, della moda e delle scarpe.

Distruggere l´Amazzonia vuol dire soffocare il clima del Pianeta e il nostro futuro. È il tempo del coraggio e della responsabilità per i governi e per le aziende che stanno dietro ai marchi globali, se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico.

Per salvare il clima, noi dobbiamo salvare l´Amazzonia. E ogni passo conta.Facciamo il primo passo: chiediamo insieme alle aziende di interrompere immediatamente l´utilizzo di pelle che viene dalla distruzione della foresta amazzonica. Se non volete correre il rischio di calpestare l´Amazzonia con le vostre scarpe, scrivete anche voi a Geox, Nike, Timberland, Adidas, Reebok e Clark´s

http://t.contactlab.it/c/2000836/115/599339/399

Grazie mille e a presto!
Chiara Campione
Responsabile campagna Foreste

AMAZZONIA ARROSTO: GREENPEACE DIFFONDE LE MAPPE DELL’ALLEVAMENTO CHE DEFORESTA

BELEM, Brasile 29 Gennaio, 2009 – Greenpeace, al World Social Forum di Belem, diffonde una serie di nuove mappe insieme al rapporto-scandalo: “Amazzonia arrosto. L’impronta ecologica dell’allevamento bovino nello stato del Mato Grosso”.
Con un emozionante videoblog e immagini direttamente dall’Amazzonia, Greenpeace denuncia la diretta relazione tra l’espansione dell’allevamento bovino e il dilagare della distruzione del polmone del mondo nello stato del Mato Grosso, la regione amazzonica con il più alto tasso di deforestazione. (DISPONIBILI SU RICHIESTA IMMAGINI FORMATO BROADCAST)

L’allevamento bovino è il principale motore della deforestazione nell’Amazzonia brasiliana. Il 79,5% delle aree recentemente deforestate in Amazzonia è stato destinato al pascolo.

Dal 1996 al 2006 ben 10 milioni di ettari (un’area pari a un terzo l’Italia) sono stati tagliati a raso a causa dell’allevamento bovino.
Oggi il Brasile, che possiede la mandria commerciale più grande del mondo, è il principale esportatore di carne e pelle bovina e il governo brasiliano intende, inoltre, raddoppiare la propria capacità di esportare questi prodotti entro il 2018.

“Il governo brasiliano vuole finanziare un ulteriore sviluppo del comparto zootecnico. Questo contraddice gli impegni del Brasile nella lotta alla deforestazione. – Denuncia Chiara Campione, Responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia. – Il Brasile è il quarto paese emettitore di Co2 a livello globale. In un paese in cui il 75% dei gas serra (GHG) emessi dipendono proprio dalla deforestazione, il governo dovrebbe prendere misure drastiche per fermare anziché stimolare l’espansione delle attività legate all’allevamento.”

Il prossimo dicembre, i leader del mondo intero si incontreranno a Copenhagen per decidere del nostro futuro nella negoziazione della Nazioni Unite per il Clima più importante di tutti i tempi. Considerato che la distruzione delle foreste tropicali è responsabile di ben un quinto delle emissioni di gas serra a livello globale qualsiasi accordo per salvare il pianeta dal cambiamento climatico dovrà includere misure per fermare la deforestazione.

Il rapporto di Greenpeace “Amazzonia Arrosto” delinea inoltre le misure che il governo brasiliano deve mettere in atto per raggiungere l’obiettivo di “Deforestazione Zero” entro il 2015, momento in cui le emissioni di gas serra a livello globale dovranno iniziare a calare drasticamente.

LINK:
Il rapporto Amazzonia Arrosto
http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/amazzonia-bovini-deforestazione

Greenpeace Deforestazione Zero www.deforestazionezero.it

Il video blog dall’Amazzonia: http://it.youtube.com/watch?v=jINavxdZ87o

DISPONIBILI SU RICHIESTA IMMAGINI FORMATO BROADCAST

Contatti:
Ufficio stampa Greenpeace +39 06 68136061 (int.203 – 222)
Vittoria Iacovella, addetta stampa +39 348 3988615
Foto e video Massimo Guidi +39 328 0646175
Chiara Campione, responsabile campagna Foreste, 3470100310