ADERISCE ALLA RETE NAZIONALE RIFIUTI ZERO
SINTESI DEL DOCUMENTO TECNICO:
“PER UNA PROVINCIA A RIFIUTI ZERO E ALTERNATIVE ALL’IMPIANTO DI PRODUZIONE DI ‘CDR’ A CASAPENTA (RI)”
PREMESSA
Nell’immediato l’emergenza rifiuti in provincia di Rieti e nel Lazio ci costringe ad individuare
soluzioni per porle fine ed evitare che si traduca in disastro ambientale come in Campania. Partendo dunque dall’esperienza dei comitati scientifici e delle associazioni che da anni lottano contro l’attuale modello di produzione delle “merci-rifiuti-merci” e la loro gestione basata sull’incenerimento e sulle discariche, siamo arrivati a fare nostre quelle proposte che indicano nel percorso verso RIFIUTI ZERO la strada maestra capace di tenere insieme difesa della salute e del territorio, risparmio di materia ed energia, aumento dell’occupazione nel ciclo virtuoso dello scambio (infinito) di oggetti, del riutilizzo e, dunque, delle raccolte differenziate e del riciclaggio, anche non industriale. Perciò, analizzando ed elaborando dati scientifici e statistici emersi nei numerosi incontri tenuti con tecnici, aziende ed amministratori locali, nonché con cittadini ed associazioni, si è giunti alla rimodulazione del Piano provinciale e regionale dei rifiuti, con particolare riguardo, a livello locale, all’impianto di produzione di CDR di Casapenta (RI), offrendo proposte alternative concrete di gestione sostenibile degli scarti urbani, industriali e vegetali nella provincia di Rieti. Il 19 Novembre 2008 é stata approvata una nuova Direttiva Europea sui rifiuti (2008/98/CE) che rafforza l’ordine gerarchico delle soluzioni da mettere in campo. Riduzione e Riutilizzo sono prioritarie anche rispetto al Riciclo, mentre il Recupero Energetico é l’ultima opzione da considerare. Riteniamo che chi continua a reclamare a gran voce inceneritori per la provincia di Rieti, lo fa o per incompetenza o per supportare interessi privati che nulla hanno a che vedere con quelli dei cittadini di Rieti e provincia. Infatti, nei recenti convegni pubblici, abbiamo dimostrato ampiamente di fronte a giornalisti, tecnici del settore e funzionari pubblici degli enti locali come sia possibile fare a meno di discariche ed inceneritori (e dunque di impianti di produzione del CDR) andando verso pratiche di riduzione, riutilizzo e riciclaggio dei materiali…’rifiuti zero’ appunto, mantenendo dunque un’elevata qualità della vita per i reatini e creando anche nuovi posti di lavoro.
CRITICITA’ DEL PIANO PROVINCIALE DEI RIFIUTI
La riduzione alla fonte
Innanzitutto l’impostazione del piano parte dall’assunto, totalmente immotivato, che la produzione pro-capite annua dei rifiuti in provincia di Rieti sia pari a 500 kg. Tale tesi è facilmente confutabile con tre considerazioni:
a) L’attuale produzione pro-capite raggiunge i 500 kg solo a Rieti, mentre nel resto della provincia, ad esclusione dei centri più grandi dove si aggira attorno ai 420 kg, si ha una produzione annua che scende ben al di sotto dei 400 kg/ab con punte minime di 300 kg.
b) La crescita tendenziale che viene ipotizzata non ha fondamento in una provincia montana con una densità di popolazione bassissima e per di più in un momento di crisi economica che vede calare drasticamente i consumi delle famiglie.
c) Nel piano non vengono assolutamente contemplate le numerose politiche di riduzione alla fonte (prima fra tutte il compostaggio domestico) che sono ormai consolidate in diverse realtà del paese e di cui daremo più avanti dei suggerimenti sulle azioni da intraprendere per arrivare ad un abbattimento anche del 15% della produzione pro-capite. Ovviamente si dovrà incidere molto anche sull’assimilazione selvaggia che attualmente si fa dei rifiuti speciali che invece potrebbero più facilmente essere ridotti o recuperati dalle stesse ditte autorizzate e certificate per produrre materie prime seconde preziose.
Tutto questo comporta un dato falsato in partenza sui quantitativi complessivi di rifiuti prodotti dai 73 comuni della provincia di Rieti. Infatti, partendo da un dato reale attuale di 68.000 tonn/a, possiamo ipotizzare che la provincia di Rieti si potrà attestare, dopo aver intrapreso seriamente delle politiche di riduzione e riutilizzo, attorno ad una produzione annua di 60.000 tonn.
Volendo comunque lasciare un margine precauzionale, nell’analisi che andremo a svolgere ci limiteremo a considerare unicamente le potenzialità di riduzione dell’indifferenziato attraverso una raccolta differenziata domiciliare, così come indicato dal piano provinciale stesso.
La riduzione dell’indifferenziato con il sistema “porta a porta”
Premettiamo che continuando a rimandare continuamente l’avvio delle raccolte cosiddette “porta a porta”, tutti i comuni della provincia si troveranno costretti a far pagare ai cittadini un aggravio del 20% per il conferimento in discarica dei rifiuti tal quali, avendo mancato l’obiettivo minimo del 45% di differenziata imposto dal D.Lgs 152/2006 e s.m.i.
Volendo essere ottimisti immaginiamo che nel 2009, come dichiarato pubblicamente dai rispettivi amministratori, almeno tutti i maggiori comuni della provincia e molti dei piccoli partiranno con le sperimentazioni nelle prime frazioni e nel 2010 andranno così a regime con il nuovo sistema di gestione del servizio di igiene urbana. Questo comporterà il raggiungimento di quote di differenziata che andranno da un minimo del 60% ad un massimo dell’80%, come dimostrato dalle esperienze di più di 1000 comuni sparsi per l’Italia. Basta prendere ad esempio il Comune di Capannori (45.000 abitanti come Rieti) di cui alleghiamo la scheda di presentazione e la Delibera Comunale di adesione alla strategia “Rifiuti Zero” entro il 2020.
A questo punto, leggendo il Piano provinciale dei rifiuti, ci siamo chiesti: perché fissare solo al 40% il livello di differenziata nella nostra provincia quando anche quella di Salerno è ormai avviata al 65%? Eppure nelle premesse del documento appena approvato si leggono chiari gli obiettivi fissati dalla manovra finanziaria del 2007:
almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007
almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009
almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011
Una pianificazione, in quanto tale, dovrebbe ragionare su previsioni future a breve, medio e lungo termine e dunque avrebbe dovuto attestarsi su cifre almeno pari al 60%, considerato poi che gli attuali obiettivi, imposti dal D.Lgs 4/08 correttivo al D.Lgs 152/06, sono ancora più alti (65% al 2012). Per ora diciamo soltanto che queste percentuali renderebbero ingiustificato l’impianto di Casapenta che andremo ad analizzare di seguito.
La percentuale del 40% non trova riscontro in alcun territorio dove si sia intrapresa una spinta
differenziata domiciliare “porta a porta”. Infatti tale modalità di gestione del servizio, prevedendo la drastica eliminazione del cassonetto, porta immediatamente a livelli di intercettazione delle frazioni merceologiche separate molto elevati, per di più con un’alta qualità dei materiali da destinare a recupero e quindi maggiori introiti dai contributi CONAI.
L’Impianto TMB dell’ASM a Casapenta è inutile, dannoso e antieconomico
Ci opponiamo alla costruzione dell’impianto di produzione di CDR (Combustibile da rifiuto) a
Casapenta (Rieti) per diversi motivi, ma quello che prima di tutto ci teniamo a mettere in evidenza è che la sua messa in esercizio bloccherà la raccolta differenziata al di sotto del 40%, essendo progettato per quantitativi definiti da un Piano regionale totalmente incardinato sull’incenerimento. Passando ora ad elencare tutte le altre motivazioni di carattere tecnico ed economico che rendono questo impianto inutile, dannoso e antieconomico, vorremmo sfatare alcune tesi assurde (del tipo vengono superate le discariche o i costi della TARSU/Tariffa saranno abbattuti) con cui si giustificano impianti di questo tipo.
Il progetto presentato da ASM Rieti Spa, o meglio da Cerroni per alimentare i suoi inceneritori, ha invece le seguenti caratteristiche:
1) Serve a separare meccanicamente la frazione umida dei rifiuti da quella secca. La frazione umida viene fatta essiccare fino a diventare Frazione Organica Stabilizzata (FOS). La Fos viene utilizzata per ricopertura di cave o discariche e non può essere utilizzata per l’agricoltura, per coltivare piante o fiori e nemmeno per terra da vasi. Attualmente la FOS finisce in discarica come materiale di ricopertura dei residui dell’impianto di trattamento.
2) La parte secca viene separata, a sua volta, in parte combustibile (carta, cartone, plastiche,
legno…) e parte non combustibile. La prima diventa Combustibile da Rifiuti (CDR) inviato agli
inceneritori per un minimo recupero energetico con produzione di scarti (ceneri pesanti) classificati come pericolosi e che finiscono in una discarica speciale con la parte non combustibile.
3) Nel processo di trattamento e selezione si vengono ad avere scarti pesanti e di raffinazione, oltre che ingenti perdite di processo.
Ricapitolando, sulla base dei dati assunti dal Piano provinciale dei rifiuti, l’impianto di Casapenta avrà il seguente bilancio di materia:
10.000 t/a di FOS (Ripristini ambientali o Discarica)
17.000 t/a di CDR (Inceneritore di San Vittore, Malagrotta o Albano); di queste, 2.000 t saranno ceneri pericolose da conferire in Discarica speciale
6.000 t/a di Scarti pesanti (Discarica)
3.000 t/a di Scarti della raffinazione (Discarica)
7.000 t/a di Perdite di processo (Emissioni da trattare)
2.000 t/a di Sovvalli dal processo di Compostaggio (Discarica)
In conclusione 21.000 t/a andranno in discarica al costo di 100 €/t e 17.000 t/a andranno
all’incenerimento al costo di 70 €/t.
La selezione delle 44.000 t/a di partenza previste dal piano costerà 50 €/t, il compostaggio (questo sì utilissimo) di 10.000 t/a costerà 80 €/t.
Le discariche aumenteranno e la TARSU/TIA sarà sempre più alta.
PROPOSTE ALTERNATIVE CHE PORTANO A RIFIUTI ZERO
Le proposte in sintesi che avanziamo sono:
1. Chiediamo di istituire un TAVOLO TECNICO alla presenza di tutti i soggetti istituzionali, sindacali ed economici coinvolti nonché di rappresentanti dei cittadini e delle associazioni, in cui si discuta della possibilità di correggere alcune parti della strategia adottata nel Piano provinciale dei rifiuti. Quello che noi proponiamo è un’altra soluzione, articolata in più azioni coordinate tra loro, che consentirebbe di fare a meno dell’impianto progettato da ASM e destinato alla realizzazione di Fos e Cdr, ossia combustibile da rifiuti per alimentare impianti di incenerimento antieconomici e dannosi per la salute.
2. Proponiamo ai Comuni della provincia di annullare tutti gli affidamenti diretti e dunque illegittimi ad SPA (sia pubbliche che private) e, al Comune di Rieti, di ripubblicizzare ASM Rieti SpA, assumendo nuovo personale e aumentando le garanzie dei lavoratori.
3. Proponiamo, accanto alla rete delle isole ecologiche già pianificata e da implementare il più possibile, la realizzazione sul territorio provinciale di piccoli impianti diffusi di compostaggio che hanno iter autorizzativi più snelli e consentono un maggiore controllo dei flussi dell’organico (producendo un compost di qualità migliore da destinare sia all’agricoltura locale sia al mercato), con minori traffici di camion pesanti per le nostre strade rispetto ad impianti centralizzati.
4. Chiediamo inoltre di avviare, di concerto con la Provincia di Viterbo, la costruzione di un impianto di trattamento a freddo, tipo quello di Vedelago in provincia di Treviso, per il recupero anche del materiale residuo di una differenziata spinta (almeno 60%).
PROGETTI PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI
GREEN PUBLIC PROCUREMENT
COMPOSTAGGIO DOMESTICO
ELIMINAZIONE ACQUE IN BOTTIGLIA E STOVIGLIAME USA E GETTA DI
PLASTICA DALLE MENSE SCOLASTICHE E COMUNALI
DISTRIBUTIORI DEL LATTE ALLA SPINA
ECOSAGRE
INCENTIVI ALLE FAMIGLIE PER PANNOLINI RIUTILIZZABILI E LAVABILI
DISTRIBUTORI ALLA SPI NA DEI DETERSIVI
GIORNATE PER LO SCAMBIO ED IL RIUSO
CREAZIONE DI UN CENTRO PER LO SCAMBIO ED IL RIUSO